Rokal era salito sul Vettore Via Bianca che
conduceva al Quadrante Blu.
Il Vettore percorreva il suo tragitto alla massima
velocità, passando per il Quadrante Rosso dove si erigevano i
palazzi dei Ricercatori, ed arrivando infine agli splendidi giardini
del Quadrante Blu che i domestici curavano giornalmente per il
possibile ritorno degli Antichi. Tutto era perfetto e senza nessuna
sbavatura. Un luogo con tutte le tonalità dell’azzurro, dalla più
chiara alla più scura, ogni edificio, ogni parete, ogni scala, ogni
accesso. Tutto aveva questa colorazione ed era arricchito dagli
splendide sfumature dei giardini in fiore. Tutto perfettamente
sagomato e uniforme, come a voler comunicare a tutti, che gli Antichi
non potevano che essere onnipotenti e perfetti.
Il Vettore si fermò alla Stazione Bianca ed
annunciò una nuova partenza entro 120 secondi. Rokal corse verso
l’ingresso del palazzo principale ed iniziò a cercare, con l’aiuto
di Memoria Uno, un indizio che potesse fargli capire come poter
risolvere i suoi enigmi.
“Memoria Uno, siamo qui dai nostri amati
Antichi, per vedere cosa ci hanno nascosto per tutti questi anni.
Esiste qualcosa di scritto nei testi riguardo la capacità di noi
Plarthiani di ricevere dati senza connessione ottica ?” chiese
Rokal in modo quasi sarcastico ed attese impaziente la risposta di
Memoria, che non tardò ad arrivare: “Affermativo, ma non si tratta
di testi ufficiali, piuttosto sembrano leggende tramandate tra i
moduli abitativi degli Antichi. Vengono raccontati degli aneddoti
riguardo ai primi Plarthiani, che circa 200 anni fa erano
interconnessi tramite un computer e potevano scambiare dati
semplicemente spostandoli da una posizione ad un’altra di questo
terminale. Curiosamente non si fa mai riferimento a nessun limite
nello spostamento. Da qui la leggenda per cui si pensa che i
Plarthiani siano potenzialmente comunicanti tra di loro attraverso un
massivo passaggio di dati da un’entità all’altra e anche da e
per un altro computer.”
“Tutto ciò è ridicolo” fece Rokal: “Memoria
Uno, mostrami il progetto di un primo Plarthiano, voglio vederne lo
schema fisico e logico con tutti i tracciati neurali. Il loro
primitivo cervello duotronico deve essere stato modificato in qualche
punto.”
E Memoria Uno mise a disposizione gli schemi.
Furono sufficienti pochissimi secondi per far capire a Rokal dov’era
quello che, ai suoi occhi, sembrava l’inganno degli Antichi, un
segreto tenuto nascosto per decenni. Un segreto che era presente in
ogni Plarthiano.
Il cervello positronico attualmente installato in
tutte le entità, altro non era che una versione di poco migliorata
del cervello duotronico. Per rendere l’idea ben chiara, il cervello
duotronico fu potenziato nelle prestazioni di calcolo e nello spazio
di archiviazione a disposizione, ma fu sottratto della capacità di
connettersi senza cavo ottico.
Questo lasciava pensare che gli Antichi non solo
cercassero di sviluppare l’individualità dei Plarthiani, ma di
renderli il più autonomi possibile. Ma la loro idea di autonomia non
era esattamente funzionale. Basti pensare che ogni entità ha bisogno
della propria controparte per funzionare correttamente.
In definitiva, guardando quegli schemi, si capiva
chiaramente che non vi era niente di così tecnologicamente avanzato
e complesso. Ma la cosa disarmante è che il comando per riattivare
questa funzione era nascosto nel “Codice di Obbedienza”.
Era sicuramente qualcosa di poca rilevanza, ma
potente a tal punto da poter cambiare le sorti di un’intera
civiltà. Rokal pensò che scoprire di cosa si trattasse era di
fondamentale importanza, in quanto i Plarthiani avrebbero sicuramente
goduto di maggiore libertà di gestione di se stessi.
Fu così che ben presto, egli capì che bastava
invocare anche la lettera T alla fine di ogni codice personale, per
riattivare il Modulo di Trasmissione e Ricezione dati,
ma si poteva fare solo se
tutti le entità si
trovavano connesse al computer principale simultaneamente. E quale
momento migliore se non quando tutte le entità erano in
rigenerazione ?
Mancavano pochi
minuti alla quinta ora del mattino, e Rokal iniziò freneticamente a
pensare ed urlare comandi a Memoria Uno in
modo da rimettere in funzione il vecchio modulo di trasmissione e
ricezione, presente in tutti i Plarthiani.
“Memoria,
verifica che tutte le entità siano in rigenerazione, ho bisogno di
sapere se qualcuno manca all’appello!” fece Rokal con fare molto
sbrigativo: “Attualmente vi sono 19 milioni e 478 mila unità in
rigenerazione...” e Rokal bloccò immediatamente Memoria dicendo:
“Ma se quello che dici è corretto, significa che vi sono solo 2
unità non in ricarica, e visto che io mi sto connettendo ora,
l’altra entità non può che essere...”
“Fermo!” gridò
una voce nell’oscurità: “Tu non puoi capire cosa stai facendo,
ci distruggerai tutti!”. Era Lokar che nel frattempo era riuscito a
localizzare suo fratello, grazie anche ai computer del Centro
Ricerche.
“Troppo tardi
fratello mio, oramai il nostro destino è segnato, vedremo tutti la
luce degli Antichi finalmente! Sarai
come nuovo fratello, te lo garantisco. Non essere sciocco e affronta
con me il tuo destino!” e
poi si voltò di scatto verso il terminale ed
avviò l’attivazione massiva dei
trasmettitori grazie alla rete di rigenerazione
e successivamente inizializzò
l’invio
del Programma Uno tramite il
Trasmettitore Dati.
“Memoria, bloccare tutti gli ordini impartiti da
Rokal. Codice di sicurezza ME2020AT” fece Lokar che grazie a
quell’ordine, attivò il modulo di Trasmissione e Ricezione di
Memoria
“Caricare il programma Rokal1 presente nella mia
memoria di backup e trasmettere la Programmazione Zero al mio
b-nario. Eseguire”. A quel punto Rokal crollò immediatamente al
suolo.
Con il codice di sicurezza impartito da un
Ricercatore, Memoria è in grado di sovrascrivere il Programma Zero
in una entità, compresa se stessa, bypassando il codice personale.
Fortunatamente Rokal, per non destare sospetti, non aveva mai
disattivato o modificato il programma originale di Memoria, che
riuscì a prevalere rapidamente sul programma clone denominato
Memoria Uno da Rokal.
Lokar si avvicinò con molta cautela a suo
fratello mentre era steso con lo sguardo fisso verso l’alto, ed i
suoi occhi continuavano a lampeggiare di arancione. Quando un’entità
è in questo stato, significa che sta aspettando la sua prima
programmazione, oppure è in stand-by.
Lokar afferrò Rokal per le braccia e lo trascinò
vicino al primo terminale disponibile del computer centrale
collegandolo al cavo ottico. Iniziò immediatamente il download di
tutta la sua memoria positronica per verificare cosa fosse
effettivamente successo, per capire come evitare in futuro il
ripetersi di un possibile disastro. Poi iniziò la procedura di
riavvio della coscienza primaria, completando l’installazione ed
impiantando anche il codice di obbedienza corretto.
Rokal aveva ora gli occhi non più lampeggianti ma
di un bell’arancione acceso e guardavano gli occhi del suo b-nario
Lokar: “Ciao Lokar, per quanto tempo sono rimasto inattivo ?
L’ultima cosa che ricordo è che dovevamo scrivere le stringhe
mancanti al Programma Zero e poi niente altro”.
Lokar non sapeva ancora cosa fosse realmente
successo, ma guardando Rokal disse: “Non è successo niente che tu
abbia realmente voluto fratello mio, torniamo a casa!”
I due si alzarono, si guardarono per qualche
istante e poi si avviarono verso la Stazione Bianca, ove un Vettore
li avrebbe riportati al Quadrante Abitativo.
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Era di nuovo l’alba su Plarth Primo, e come ogni
giorno che si rispetti, ogni Plarthiano inizia le sue attività
giornaliere.
Rokal si recò al Centro Ricerche, col preciso
intento di studiare la Programmazione Uno così come scaricata dalla
sua memoria. C’era sicuramente da trarne qualche vantaggio e non
voleva sottrarsi a questa nuova sfida.
Lokar invece, andò direttamente nel suo ufficio,
ed iniziò a scrivere una nuova pagina di storia, che questa volta
riguardava gli Antichi. Ma non era una storia del passato, bensì una
storia moderna, un qualcosa che era capitato nei suoi stessi giorni.
Questo lo faceva convincere sempre di più che in qualche modo i
Signori di Plarth, nome obsoleto che oramai non veniva più
utilizzato per gli Antichi, avevano voluto metterlo alla prova.
Sicuramente Rokal era un fervo sostenitore della loro esistenza.
La vera sfida era poterlo dimostrare.
Lokar fece in modo che ogni entità della città e
del pianeta, sapesse esattamente cos’era successo quel giorno. Con
l’aiuto di Rokal, riuscirono a creare un documento storico di
inestimabile valore per il futuro della loro civiltà.
Era rimasta aperta però una questione molto
importante e del tutto non trascurabile. Essa riguardava la vera
possibilità di implementare la Programmazione Uno senza difetti ed
errori.
Rokal scrisse nel suo rapporto, che per avere un
programma stabile ed efficiente, ci sarebbero voluti altri 8 anni, 5
mesi e 12 giorni tra studio, sperimentazione, prototipazione e
sviluppo. In poco meno di un decennio avrebbero potuto cambiare
completamente la loro esistenza e finalmente fare il salto di qualità
tanto atteso.
Essere dei veri e propri individui.
La loro più grande convinzione era che, solo
così, potevano sperare di vedere gli Antichi e ricevere la loro
illimitata conoscenza.
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